L'Audace Colpo dei Soliti Ignoti - Piazzale Gregorio VII

I secondi capitoli hanno sempre un compito ingrato - soprattutto se vengono dopo capolavori assoluti come "I Soliti Ignoti", indimenticabile e indimenticata opera del 1958 di Monicelli. Non è mai facile essere all'altezza del proprio fratello maggiore: le aspettative sono tante, i ricordi di scene e personaggi indelebili, le storie impresse nell'immaginario collettivo di un'intera nazione.

"L'Audace Colpo dei Soliti Ignoti" di Nanny Loy riesce però a non sfigurare a confronto del più famoso e forse inarrivabile predecessore: certo, lo stile di Monicelli è inconfondibile, l'assenza di Mastroianni pesante e la parte "nordica" un po' stantia, ma tutto sommato la storia scorre piacevole, i protagonisti sono sempre amabili e l'aria rimane frizzante e divertente.

Forse il lato un po' più debole sta nei personaggi di contorno, dal "ragiuniè" del Totocalcio alla bella ballerina balbuziente fino alla figura del "libraio", un quantomai tenero e inusitatamente umano Gastone Moschin. Proprio quest'ultimo, un po' didascalico nel suo amore per la cultura e i libri, ci regala però qualche bel duetto con "Piedamaro" Manfredi, entrambi in lotta per l'amore del figlioletto del povero Nino, strappato al focolare paterno dopo che la madre se n'è andata - lasciandosi però dietro una sin troppo fedele e tradizionalista suocera. 

La zona dove si svolge la scena è oggi completamente rivoluzionata (sul finire degli anni '50 lì era tutta campagna, come si diceva una volta...) ma restano inconfondibili le scale che portano alla "Passeggiata del Gelsomino", un meraviglioso e odoroso camminamento ai bordi delle Mura Vaticane posto là dove un tempo correva la ferrovia di collegamento fra lo Stato del Papa e la nazione che lo circonda, lo abbraccia e lo coccola.

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