Fellini ♥ Roma

Roma e Fellini sono due amanti inseparabili. Come con ogni amante, Fellini ha ovviamente tradito anche la sua Roma - prima di tutto con l'inevitabile amore d'infanzia, Rimini - ma sempre nel suo grembo accogliente, prosperoso e materno (la mamma era romana) è ritornato per ritrovare la propria dimensione naturale e le energie mistiche e misteriche che lo hanno reso indimenticabile.

Inutile ripercorrere qui la storia biografica di questo amore, con l'arrivo del giovane riminese poco più che adolescente carico di ambizioni e speranze, pronto a rivoluzionare il mondo del cinema di tutto il mondo da lì a pochi anni - ma anche pronto a fare letteralmente la fame per inseguire un sogno all'interno del quale portare milioni e milioni di persone, incollate davanti ai resoconti dei suoi mirabolanti viaggi nell'inconscio personale e collettivo.

In questo piccolo approfondimento vogliamo piuttosto provare ad identificare un filo rosso che lega alcune delle più famose location romane scelte da Fellini nelle sue opere, immaginando un percorso concreto che ogni singolo e piccolo turista come noi può affrontare, vivendo questo viaggio nello spazio e nello spirito.

Termini

La Stazione Termini è il luogo di nascita e ri-nascita in buona parte delle sue storie ambientate a Roma: qui arrivano Ivan e Wanda ne "Lo Sceicco Bianco", da qui inizia "Ginger e Fred" e qui sono girate scene de "I Vitelloni", "Le Notti di Cabiria" e "Roma".

Da qui deve partire, allora, il nostro viaggio nei luoghi felliniani della Città Eterna per sperimentare anche noi l'emozione che il giovane Federico provò quando scese, quella prima volta nel 1939, dal treno che lo portava dalla provincia nel cuore dell'Urbe.

Via Veneto

Eccolo il cuore pulsante: Fellini è un uomo degli anni '60 e l'ombelico del mondo in quell'epoca era via Veneto, popolata da attori, dive, giornalisti, paparazzi, imprenditori, politici, risse, amori, droga, sesso e alcol in quello che forse è stato il periodo di massimo splendore dell'Italian Style nell'era moderna.

E' qui che Marcello ne "La Dolce Vita" vive le sue giornate, ed è qui che la povera Cabiria ambisce ad arrivare, "signora fra le signore", sfuggendo allo squallore delle periferie e dei suoi amanti di cartapesta. In entrambi i casi, è partendo da qui che i sogni di gloria e di amore svaniscono come i sogni all'alba - ma mentre la notte è giovane, che vita dolce!

Certo, ora è tutto diverso, molto più calmo e compassato - ma l'eco di quegli anni c'è ancora, nelle vetrine dei bar e negli occhi ancora guizzanti dei camerieri di professione.

Quirinale

Una delle scene più significative de "Lo Sceicco Bianco" è ambientata proprio qui, nella piazza antistante il Quirinale con un povero e smarrito Leopoldo Trieste che viene letteralmente travolto da un'orda di bersaglieri di corsa mentre cerca la sua sposina novella, appena ammogliata e già perduta.

E' l'impatto con la Grande Città, è la sensazione di perdita di sè e delle proprie certezze che come un vero e proprio rito di passaggio bisogna vivere per arrivare "dall'altro lato". Certo, il sacerdote officiante - un giovane e già istrionico Alberto Sordi - è in realtà poco più di un saltimbanco e la Cattedrale è di cartone, ma non è forse questo il senso stesso del cinema, della fantasia, della vita stessa? Crederci e illudersi fino all'ultimo, e poi tornare pur tristi e melanconici nell'umile casa sapendo però che c'è un "altro", un senso ulteriore e sublime che abbiamo intravisto anche solo per pochi attimi.

Fontana di Trevi

Questo centro sublime dell'Universo di Fellini è la Fontana di Trevi.

Qui la Dea Bionda, la Venere Nordica si immerge in una fredda notte autunnale e coinvolge nel suo bagno rituale l'esitante Marcello, il cinico giornalista ormai avvezzo ad ogni vizio e virtù - ma che nulla può di fronte al mistero della Natura, splendida, meravigliosa e distante, cadendo disperato sotto i colpi di un desiderio che non potrà mai placare.

Questo luogo della città è magico. Non lasciatevi irretire dalla folla di turisti, e anzi se potete venite qui alle 3 o 4 di mattina, quando lo scroscio leggero degli zampilli e le mezze luci della notte romana rivelano la verità dietro il velo: l'Acqua racconta storie antiche e Vergini e Centurioni e Papi e Prostitute ancora popolano queste piazze, ardenti di quegli stessi desideri che il Maestro ha saputo trarre dallo scorrere, eterno, delle vite umane.

San Pietro

E dove per Fellini l'Umano incontra il divino istituzionale è a San Pietro, il luogo dell'autorità religiosa in cui però nulla di veramente sacro è davvero custodito.

Fellini ha sempre avuto un rapporto molto conflittuale con la Chiesa e, in generale, con le varie gerarchie ecclesiastiche e questo non poteva che trasparire da tutte le sue opere - basta ricordare la famosa scena della sfilata di abiti talari in "Roma" o la Ekberg sensualissimo sacerdote che corre a perdifiato inseguita dal solito affannato Marcello per giungere dove si tocca il cielo con un dito, lassù, sul Cupolone.

Eppure, per il suo spirito così profondamente spirituale e religioso, San Pietro non può non essere un luogo fondamentale della geografia romana di Fellini: d'altro canto anni di educazione e bacchettate sulle dita non si cancellano in un attimo e il rispetto dovuto a chi detiene la chiavi del Paradiso è sempre presente, nel conscio e nell'inconscio del regista. Anche perchè, in fin dei conti, un prete è pur sempre un esperto affabulatore ma anche un cultore dei segreti della vita e della morte, dell'inizio e della fine.

Trastevere

Ecco allora che il nostro piccolo viaggio trova la sua fine a Trastevere, dove abita Alberto, uno dei "vitelloni" più disperati e vacui, ma soprattutto dove si celebra un rito più che religioso, popolare e popolano: La Festa De Noantri.

"Roma è la città delle illusioni" dice Gore Vidal nella famosa intervista concessa a Fellini in "Roma" del 1972, e ancora di più ribadisce questa visione così profonda e scanzonata quando conferma che l'Urbe è il luogo ideale dove attendere la fine del Mondo proprio perchè i Romani, come i gatti, "vivono e lasciano vivere".

E così, mentre arrivano i celerini a disperdere con la violenza del potere la folla di giovani festanti nella Piazza di Santa Maria in Trastevere, si conclude questa avventura popolata di dive, dee, intellettuali, nobili, magnaccia e tanta umanità persa in una città materna eppur crudele come le luci pungenti che fanno male agli occhi quando l'ultimo fotogramma è passato, quando lo spazio fuori dal tempo del cinematografo torna una stanza piena di sedie, cartacce e pop-corn.

Quando giunge l'ora di tornare a casa.